Esportare vino in Canada in sicurezza rispettando le regole, è un passo imprescindibile per il successo.
I paesi Extra- Ue richiedono spesso una serie di adempimenti normativi che possono scoraggiare le aziende ad iniziare un percorso di export. Per non correre rischi, affidati sempre ad esperti del settore che sappiano guidarti all’adempimento di tutte le procedure necessarie.
Insieme agli Stati Uniti, il Canada rappresenta una meta molto ambita dai nostri imprenditori. Questo paese offre infatti buone prospettive di crescita per l’export del Made in Italy grazie all’apprezzamento dei prodotti italiani nonchè al buono stato di salute dell’economia canadese. I canadesi inoltre, risultano consumatori fedeli di vino italiano ed è per questo che oggi vogliamo chiarirvi le idee su come esportare vino in questo Paese.
Cosa devi fare per esportare vino in Canda?
L’importazione e commercializzazione di alcol in Canada è gestita da un monopolio (Liquor Control Boards) e non rientra nella normativa Safe Food for Canadian Act and Regulations per l’importazione di food. I Liquor Control boards (LCB) detengono il monopolio dell’importazione e della distribuzione in tutte le province canadesi, tranne Alberta, dove l’importazione resta controllata dal monopolio ma è stata liberalizzata la distribuzione.
I LCB acquistano in proprio i vari vini e liquori compresi nei loro repertori di vendita (listing), provvedendo anche allo stoccaggio ed alla distribuzione fisica dei prodotti. Oltre ad Alberta, fa eccezione la British Columbia, dove LCB si serve di agenti a cui viene affidata ogni responsabilità.
Se l’importazione è fatta dai monopoli delle province canadesi, fondamentale sarà la figura di un agente in loco. Il compenso dell’agente è solitamente pari ad una provvigione del 10% sul valore fatturato FOB Italia, che potrebbe arrivare al 20% nel caso in cui si occupi anche della promozione tramite pubblicità.
Vediamo quindi le funzioni principali dell’agente:
- Presentare nuovi prodotti al LCB provinciale per conto del produttore estero.
- Promuovere il posizionamento dei prodotti rappresentati nei punti vendita gestiti dal monopolio, dove i direttori di negozio possono scegliere quale prodotto esibire e vendere dal portafoglio del monopolio.
- Promuovere i prodotti rappresentati presso il classico canale horeca, anche con attività di degustazione.
- Occuparsi della comunicazione a 360 gradi dei prodotti/aziende rappresentate.
Ma come avviene concretamente l’importazione?
Vi sono due alternative principali:
1) Importazione pubblica, gestita interamente dal monopolio sulla base di un tender in cui sono indicati i vini che intende importare con le relative caratteristiche.
2) Importazione privata, controllata dal monopolio ma effettuata per conto di consumatori di diverse categorie del canale horeca. Essa riguarda i vini non inseriti nel listino del monopolio.
In entrambi i casi vi saranno rigorosi controlli qualitativi, la differenza sostanziale riguarda quindi le reti di vendita. A queste due tipologie di importazione si aggiunge una terza opzione, per uso personale, utilizzata principalmente per le campionature e possibile per un quantitativo al di sotto dei 45 litri. In questo caso il vino viene ritirato presso l’ufficio doganale (CBSA: Agenzia per i servizi di frontiera del Canada), le spese di spedizione sono a carico del mittente o del destinatario e non vengono considerate dal monopolio nella formula di maggiorazione. Spetta invece all’operatore canadese pagare tutti i dazi doganali, le tasse e le imposte applicabili.
Vuoi saperne di più? Nel prossimo articolo approfondiremo le tipologie di importazione e le normative da rispettare per esportare vino in Canada con l’importazione privata.